Non molto tempo fa sono venuto a conoscenza di un progetto, a mio avviso lodevole, ed ho voluto saperne di più.
Ti racconto di cosa si tratta…
Come venivano raccolte e coltivate le perle naturali un tempo?
Non tutti ne sono a conoscenza, per questo oggi il nipote di uno degli ultimi raccoglitori di perle naturali ha realizzato un progetto di “slow life experience” negli Emirati Arabi; non solo per far conoscere le tecniche più tradizionali, ma anche per valorizzare un’esperienza di vita alla scoperta della naturalezza e della biodiversità.
Gli ultimi raccoglitori di perle naturali
Già prima di partire per Dubai mi sono reso conto di conoscere Othman Abdullah tramite i social e, una volta partito, non vedevo l’ora di saperne di più!
Il Golfo Persico -a pochi Km da Dubai- è da sempre un bacino ideale per le perle naturali; questo mare, estremamente sano e pulito, è infatti perfetto per la crescita della Pinctada Radiata, un’ostrica d’acqua salata autoctona, forte e di altissima qualità.
Othman Abdullah non produce oggi solamente perle naturali, ma porta avanti la storica tradizione locale e di famiglia per produrre delle vere e proprie esperienze uniche, per generare ricordi, assaporare il valore delle piccole cose e di uno stile di vita sano e lento, dettato dalle tempistiche della natura e non del commercio.
Ecco come si svolgeva la raccolta delle perle naturali del nonno di Othman Abdullah:
La storia della raccolta delle perle naturali nel Golfo Persico
Come dicevamo, le acque del Golfo Persico offrono da sempre condizioni ideali per la pesca delle perle, anche grazie ai bassi fondali, che rendevano -e rendono tuttora- i letti di ostriche raggiungibili facilmente, anche da semplici subacquei, senza l’utilizzo di dispositivi di respirazione.
All’interno del “team” di raccoglitori di perle naturali, il sub svolgeva sicuramente il ruolo centrale sulla barca, ma non era affatto solo.
La stagione migliore per la raccolta delle perle naturali negli Emirati Arabi Uniti era chiamata Ghous Al-Kabir (“il grande tuffo”) e si svolgeva tra il 1° giugno e il 30 settembre.
In questo periodo infatti il tempo, sebbene caldo, è generalmente sereno ed il mare è per lo più calmo e quindi adatto per le immersioni.
Il primo giorno di Ghous Al-Kabir gli equipaggi si imbarcavano salutando il resto della comunità rimasta a riva ed impegnata in una cerimonia propiziatoria, finché il Sardal (il più anziano e capitano della flotta) non annunciava ufficialmente l’inizio della stagione di “pesca”.
L’ultimo giorno di Ghous Al Kabir veniva sancito da un colpo di cannone, sparato dalla riva, come segno dell’imminente ritorno dei sommozzatori e per dare quindi inizio a tutti i preparativi per l’accoglienza al loro arrivo.
Le case venivano addobbate con bandiere di stoffa, chiamate bayraq o bandira, e venivano preparate pietanze speciali, tra cui dolci, succhi e noci.
Mentre le navi dei pescatori di perle naturali si avvicinavano a riva, gli equipaggi venivano accolti con canti di benvenuto e dalle imbarcazioni, in risposta, ne venivano intonati altrettanti.
La raccolta delle perle naturali era considerata un evento e una festa, non solo perché su di essa si basava la sussistenza del villaggio stesso, ma anche perché essa scandiva il tempo, sia nella vita di chi partiva sia in quella di chi invece rimaneva.
L’equipaggio dei pescatori di perle naturali in Arabia Saudita
A seconda delle dimensioni della nave, un equipaggio di raccoglitori di perle naturali poteva arrivare a comprendere anche 30 persone.
- Il Nukhadh: il proprietario della barca, oppure un suo vice, che gestiva l’intera operazione di raccolta delle perle, organizzava i profitti di ogni stagione e si occupava della distribuzione dei salari a ciascun membro dell’equipaggio.
- Il Sardal: il capitano della flotta, esperto navigatore e conoscitore dei migliori luoghi di Hiraat (letto di ostriche).
- I Sommozzatori: i subacquei (senza bombole), che svolgevano il lavoro più complesso, ossia correre il rischio delle immersioni per la ricerca delle ostriche.
- Il Seib: il responsabile delle funi, utilizzate per calare i subacquei sul fondale, tra i banchi di ostriche.
- I Tabb: giovani di 10-14 anni, aiutanti dei seib e spesso figli di altri membri dell’equipaggio.
- I Ridha: ragazzi che si occupavano del sostentamento dell’equipaggio, servendo cibo e tè ai subacquei o aiutando nel lavoro di apertura dei gusci d’ostrica e nella raccolta delle perle naturali in esse celate.
- Il Naham: il “cantore” dalla bella voce, che offriva intrattenimento durante i lunghi mesi trascorsi in mare, con canti e poesie.
Utensili per la raccolta delle perle naturali
Per la raccolta delle perle naturali sono necessari non solo dei buoni sommozzatori, ma anche alcuni attrezzi specifici e di antica tradizione.
- Dean: borsa in tessuto, indossata al collo dai subacquei per contenere le ostriche raccolte.
- Zubail: corda legata al peso di pietra, che consentiva al subacqueo di rimanere sul fondo durante la raccolta delle ostriche.
- Yada: corda tenuta dal seib per rimanere in contatto con il subacqueo in immersione; quando il sommozzatore era pronto a risalire, gli bastava tirare con forza la corda per essere tirato su.
- Fettam: clip di guscio di tartaruga oppure di osso di pecora, che fungeva da tappanaso, per chiudere le narici del subacqueo in immersione.
Gioielli con Perle Naturali Genisi Pearls
Gioielli etici con perle naturali
La scelta delle perle naturali per un gioiello va ben oltre l’estetica, la moda o lo stile.
Biologico, consapevole, ecosostenibile, unico, sano… un gioiello etico!
Nella mia LINEA di gioielli con perle naturali spiccano le Perle Keshi.
Benché frutto “involontario” di coltivazioni, infatti questa tipologia di perle è davvero equiparabile alle perle naturali.
Si tratta di piccole perle, prive di nucleo, formatesi accidentalmente durante il processo di coltura, nel momento in cui l’ostrica rigetta il nucleo impiantatogli.
La maggior parte delle perle Keshi -ma non tutte- sono effettivamente quindi delle perle naturali al 100%, in quanto interamente composte di madreperla solida.
Nonostante la loro estrema rarità, sono ancora troppo spesso considerate un sottoprodotto del processo di coltura e non il frutto un evento naturale irripetibile.
La parola Keshi significa in giapponese “semi di papavero”, probabilmente per le dimensioni generalmente ridotte della gemma o per la loro marcata irregolarità, ma ciò che è certo è che ogni perla Keshi è assolutamente unica!
Collane, orecchini e bracciali con perle naturali Keshi
Oro e argento esaltano le gemme naturali, che caratterizzano questi gioielli.
Le perle naturali Keshi Tahiti hanno un colore unico, con sfumature senza eguali e le caratteristiche forme barocche, o scaramazze che dirsi voglia, che rendono ogni collana, bracciale o orecchino un pezzo unico.
Orecchini pendenti o mono orecchino? Collier o collana di perle?
Qualsiasi sia il tuo gusto, la scelta di un gioiello con perle naturali non ha prezzo!
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